Siracusa, perla del Mediterraneo, custodisce tra le sue strade millenni di storia, cultura e tradizioni. Il cuore pulsante di questa antica città siciliana risiede nell’isola di Ortigia, un luogo dove ogni pietra racconta storie di conquiste, dominazioni e rinascite. All’interno di Ortigia, i nove quartieri storici emergono come testimonianze emblematiche delle diverse epoche che hanno plasmato Siracusa. Graziella, Bottari, Sperduta, Duomo, Turba, Mastrarua, Giudecca, Maestranza, Maniace sono i quartieri che racconteranno, in questo approfondimento, la storia di questa magnifica isola e città.
Quartiere La Graziella: Il quartiere dei pescatori
In molte città costiere italiane, i quartieri dei pescatori sono spesso chiamati “Graziella”, in segno di devozione alla Madonna delle Grazie.
In Ortigia, il quartiere La Graziella è noto per la sua dedizione alla Madonna, evidente dalle numerose icone mariane lungo le principali vie come Mirabella, Dione, Vittorio Veneto e Delle Grazie, che conducono al cuore del quartiere, il Largo alla Graziella. Una cappella dedicata alla Madonna sorgeva qui, ora sostituita da un’edicola votiva.
La struttura architettonica della Graziella è il risultato di secoli di storia, iniziando con la pianificazione greca e subendo successive modifiche romane. Nel Medioevo, il quartiere subì trasformazioni a causa di terremoti, incendi e guerre. La conquista araba portò alla distruzione e ricostruzione disordinata del quartiere, che successivamente non venne rivisitata dai Normanni o dagli Aragonesi, a differenza di altre zone di Ortygia. Dal XVIII secolo, il quartiere non ha subito modifiche significative, resistendo anche a proposte di demolizione durante il periodo fascista.
Quartiere La Spirduta
Dopo la morte della Regina Costanza d’Aragona, il quartiere Spirduta fu concesso al Barone Filippo Montalto. L’uso effettivo della zona come stalle è incerto, soprattutto perché gran parte del quartiere fu ricostruito dopo il terremoto del 1693. La Camera Reginale (1361) concesse ampi poteri ai nobili di Siracusa, tra cui la possibilità di demolire edifici per costruire residenze signorili, rendendo la Spirduta sede di alcune delle più belle dimore nobiliari.
Alcuni degli edifici più noti includono il Palazzo Mergulense-Macciotta e il Palazzo Gargallo, in stile gotico-catalano. La chiesa di San Leonardo e San Biagio mostra strutture medievali inglobate in una muratura settecentesca. L’area conserva ancora frammenti del suo disordinato ma caratteristico tracciato urbano, nonostante alcune moderne speculazioni edilizie.
La Spirduta è un quartiere residenziale e commerciale, con abitazioni che variano dalle nobili alle più modeste. A differenza della Graziella, le case della Spirduta sono rialzate rispetto al livello stradale, meglio illuminate e ventilate.
Quartiere La Mastrarua
La Mastrarua, conosciuta come Via Maestra durante il periodo catalano, è una delle strade più affascinanti di Siracusa, ricca di palazzi nobiliari che testimoniano la sua storia. Originariamente parte del quartiere Graziella, si differenziò durante il dominio spagnolo, accogliendo l’elite borghese della città.
Lungo la Mastrarua, edifici come il Palazzo Impellizzeri, il Palazzo Blanco e la Casa Russo mostrano l’eleganza dell’architettura siracusana. La strada, ampia per il traffico delle carrozze, ospitava i palazzi signorili con le loro zone di servizio. Oggi, molti di questi edifici sono stati trasformati e ampliati, perdendo parte del loro splendore originale.
La chiesa della Congregazione di San Filippo Neri e altri edifici religiosi testimoniano l’importanza della via.
Il secondo tratto della Mastrarua risente dell’influenza del vicino quartiere Graziella.
Quartiere Bottari: Il quartiere degli artigiani
Il quartiere Bottari, compreso tra il Corso Matteotti, Via del Collegio, la Marina e Via Savoia, è storicamente legato alle attività artigianali e commerciali, influenzate dalla vicinanza alla Marina. Le vie ricordano le antiche attività del quartiere, come Via dei Bottari (ora Cavour), sede del commercio di vini e botti.
Le corporazioni artigianali, spesso riunite in confraternite, trovavano sede in questo quartiere, che prosperava grazie al mercato portuale.
Nel XV secolo, il porto di Siracusa era un emporio commerciale di grande importanza, ma questa fortuna diminuì con la trasformazione di Ortygia in una roccaforte militare.
Quartiere La Maestranza
La Maestranza è il settore più dinamico di Ortigia, con strutture e funzioni architettoniche rimaste pressoché invariate dal XVIII secolo.
Il quartiere è caratterizzato da edifici nobiliari, come il Palazzo Bufardeci, e un tessuto urbano che riflette una distribuzione razionale romana e uno stile barocco del XVIII secolo.
Il terremoto del 1693 influenzò significativamente la riorganizzazione architettonica del quartiere, portando alla costruzione di imponenti palazzi barocchi. Le strutture settecentesche si sovrappongono a quelle quattrocentesche, mantenendo una continuità storica visibile nelle parti basse degli edifici.
Quartiere La Giudecca
La Giudecca, compresa tra le vie Nizza, Galilei, della Giudecca e della Maestranza, era il centro della comunità ebraica di Siracusa.
Gli ebrei, accolti dagli arabi e successivamente perseguitati dai normanni e aragonesi, contribuirono significativamente al commercio e all’artigianato della città.
Il quartiere ospitava la sinagoga, l’ospedale e altri servizi comunitari, riorganizzati dopo il terremoto del 1693.
Nonostante le persecuzioni, gli ebrei continuarono a prosperare, e la Giudecca rimase un vivace centro commerciale.
Quartiere La Turba
La Turba, conosciuta oggi come Capodieci, si trova tra San Domenico e lo Spirito Santo. Durante il vescovato di Mons. Giovanni Antonio Capobianco (1649-1673), furono costruiti i muraglioni del quartiere.
La devozione del quartiere a Santa Lucia è evidente nell’edicola votiva alla fine di Via Roma.
Le piccole abitazioni del quartiere, simili a quelle della Giudecca, hanno uno sviluppo interno a catena. L’eredità quattrocentesca è visibile nelle strutture architettoniche della Via Roma, arricchite nel Settecento.
Duomo
La Piazza del Duomo è il cuore urbanistico di Ortigia, uno spazio vivace che ha visto i siracusani protagonisti di una storia ricca e variegata, tra momenti di gloria e periodi difficili. Questa piazza è stata teatro di celebrazioni festive, punto di riferimento durante crisi ed epidemie, luogo di fervore religioso, mercato, e perfino ospedale all’aperto: un ambiente polifunzionale senza una vocazione specifica.
È stato uno spazio di incontro per generazioni, essendo l’unico spazio aperto all’interno della città fortificata, e un nodo cruciale poiché collegava le principali vie provenienti dalle porte cittadine: Via Diohe e l’ex Via dei Bottari dalla Porta di Terra, Via Carceri Vecchie dalla Porta di Mare, e Via Picherali dalla Porta Saccaria vicino alla Fonte Aretusa.
Questa piazza rappresentava un ambiente di vita, uno spazio aperto alla proiezione sociale delle attività, dei pensieri e dei sentimenti degli abitanti.
La sua collocazione è influenzata dal vescovo Zosimo, che modificò l’orientamento del Duomo, creando un ampio spazio sul lato opposto al tempio greco originario. Questo cambiamento, basato su criteri religiosi, non alterò significativamente la planimetria antica di Ortigia, e l’attuale piazza è un ampliamento dell’antico tracciato di Via Landolina (già Gioberti) e Via Picherali (già Maniaci).
Per quartiere del Duomo, intendiamo l’area compresa tra le vie Amalfitania, Roma, Capodieci e la Passeggiata Aretusa: una zona caratterizzata da un complesso mix di architettura nobiliare e religiosa (con dieci chiese presenti fino alla seconda metà del XIX secolo).
Con il trasferimento della sede vescovile e della Cattedrale da San Giovanni a Ortigia nel VII secolo, l’area antistante il Duomo assunse un particolare significato urbano, diventando il centro della vita cittadina e sede di residenze nobiliari. Questo trasferimento fu motivato da esigenze di sicurezza, a causa delle frequenti incursioni sulla costa di Acradina, e facilitato dalla presenza del Tempio dorico dedicato ad Atena.
La costruzione dei palazzi nobiliari intorno alla piazza si spiega con la sua posizione favorevole: situata a oltre 15 metri di altezza su una terrazza naturale che domina il Porto Grande, offre una vista privilegiata e una felice esposizione. Le strade adiacenti alla Piazza sono sempre state mantenute larghe, come dimostra il caso della Via Minerva (già Piazza Minerva), dove la Chiesetta aragonese di San Sebastianello (demolita nel 1963) era distante nove metri dal colonnato settentrionale dell’Athenaion, mentre la Via Dione è larga solo 3,5 metri.
La configurazione attuale della Piazza risale al XVII e XVIII secolo, quando vescovi e nobili, senza un piano preordinato ma con precise idee urbanistiche, promuovevano la costruzione di chiese e residenze nobiliari. Queste ultime furono disposte in semicerchio di fronte al Duomo e al Palazzo Vescovile per rispetto architettonico e per creare una scenografia unica. L’attuale forma della scalinata del Duomo, infatti, è recente e sostituì una gradinata rettangolare, non pensata per creare giochi concentrici.
Infine, l’insieme architettonico attuale della piazza, ricco di espressioni plastiche e giochi chiaroscurali, si consolidò durante il periodo barocco, animato da quello stile passionale che caratterizza il volto stesso della città di Siracusa.
Quartiere Maniace
Il quartiere Maniace di Ortigia è un affascinante esempio di trasformazioni medievali. In ogni società, esiste una naturale tendenza a creare forme e ambienti di vita che riflettano il significato della propria posizione sociale. Ortigia, come molte città medievali, vide la costruzione di un’acropoli cristiana attorno alla quale si coagularono le forme del pensiero dominante dell’epoca.
Nel Medioevo, l’importanza religiosa di Ortigia era notevole.
Il conte Ruggero elevò Siracusa a Diocesi del Val di Noto, assegnandole un vasto territorio che copriva circa un terzo della Sicilia. La Cattedrale di Maria Nascente divenne il simbolo di questa dignità, configurandosi come il centro di un’acropoli con un significativo ruolo politico e religioso.
Le vicende della città non furono sempre favorevoli, influenzate dalle mutevoli condizioni politiche. Siracusa fu alternativamente santuario, cittadella fortificata, piazza d’armi e mercato a scala franca.
Con il declino del dominio normanno e l’ascesa degli svevi e degli aragonesi, la città iniziò a essere sfruttata per le sue eccezionali qualità difensive. Questo periodo segnò la necessità di una riorganizzazione difensiva proiettata sulle acque del Mare Ionio, culminando nella costruzione del Castello Maniace, una poderosa fortezza sveva da cui prende il nome il quartiere.
L’analisi architettonica del quartiere Maniace non solo evidenzia le diverse tipologie edilizie ma offre anche una prospettiva per il restauro e la valorizzazione strutturale e ambientale dell’area, in linea con le previsioni della legge speciale per Ortigia.
Conclusione
L’analisi approfondita dei quartieri di Ortigia – Graziella, Bottari, Turba, Maestranza, Mastrarua, Duomo, e Maniace – rivela un tessuto urbano ricco di storia, cultura e tradizione. Ogni quartiere racconta una storia unica, dal vibrante spirito di comunità della Graziella, alla sofisticata architettura della Maestranza, passando per la storica Piazza del Duomo e la maestosa fortezza del quartiere Maniace.
La diversità dei quartieri di Ortigia non è solo un riflesso delle differenti epoche storiche che hanno segnato la città, ma anche delle varie influenze culturali che hanno plasmato la sua evoluzione. La Graziella conserva l’eredità dei pescatori, mentre il quartiere Duomo è un simbolo del potere religioso e civile. La Maestranza e la Mastrarua testimoniano l’importanza delle arti e dei mestieri, mentre il quartiere Maniace rappresenta la forza militare e strategica.
Il recupero e la valorizzazione di questi quartieri sono essenziali non solo per preservare il patrimonio storico e architettonico di Ortigia, ma anche per sostenere la sua vitalità culturale ed economica. Le iniziative di restauro e riqualificazione devono essere guidate da una visione integrata che tenga conto delle esigenze dei residenti e delle aspettative dei visitatori, promuovendo uno sviluppo sostenibile e rispettoso dell’identità locale.
In conclusione, Ortigia, con i suoi quartieri storici, rappresenta un microcosmo di bellezza e complessità, dove passato e presente si intrecciano in un equilibrio affascinante. Preservare e valorizzare questa unicità è una sfida e un’opportunità per garantire che Ortigia continui a essere non solo un luogo di memoria storica, ma anche un vivace centro di vita e cultura.
Fonti: Per la stesura di questo approfondimento sono stati utilizzati i testi presenti sul sito antoniorandazzo.it il quale ringraziamo.