Con l’introduzione del Decreto Salva Casa (DL n. 69 del 29 maggio 2024), molti si chiedono se questo provvedimento rappresenti una sorta di condono edilizio o piuttosto una soluzione per sanare le piccole difformità immobiliari presenti in Italia. L’obiettivo di questo articolo è fare chiarezza sul tema, cercando di capire il contesto e le reali implicazioni di questa misura. Cercheremo di analizzare l’applicabilità del decreto nella pratica, come si colloca nel panorama normativo europeo e come si integra con la revisione del Testo Unico dell’Edilizia.

Il “Decreto Salva Casa” è un condono?

La risposta breve è: no. Il Decreto Salva Casa non può essere definito un condono, come accadde in passato con i condoni edilizi degli anni ’80 e ’90. Non si tratta di una sanatoria per le irregolarità pregresse, ma piuttosto di una legge volta a gestire e regolarizzare piccole difformità e casi specifici.
Il decreto non ha carattere retroattivo e si limita a correggere situazioni marginali, come ad esempio la legittimazione delle destinazioni d’uso senza eseguire nuove opere o l’aumento delle tolleranze su alcune modifiche edilizie.

Il contesto normativo europeo: la sfida delle “Case Green”

Il Decreto Salva Casa deve essere contestualizzato all’interno di una più ampia riforma che riguarda l’efficienza energetica degli edifici a livello europeo. La direttiva sulle “Case Green” impone che, entro il 2030, tutti gli edifici europei raggiungano almeno la classe energetica E, e successivamente la classe D entro il 2035. Questa direttiva avrà un impatto significativo anche in Italia, dove il patrimonio immobiliare presenta particolari caratteristiche legate alla sua storia e al suo contesto geologico e climatico, ben diverso dal resto d’Europa.

Per questo motivo, l’implementazione del decreto si muove di pari passo con le esigenze di risparmio energetico, introducendo deroghe specifiche, come la possibilità di installare cappotti termici con tolleranze edilizie più ampie e l’uso di barriere VEPA (vetrate panoramiche) per migliorare l’efficienza energetica.

Come si inserisce il Decreto nel panorama Italiano?

Uno dei principali punti di discussione riguarda l’applicazione pratica del decreto. Molti edifici in Italia, soprattutto quelli costruiti durante il boom edilizio degli anni ’60 e ’70, non sono in linea con i regolamenti urbanistici attuali. L’immenso sviluppo immobiliare di quel periodo ha prodotto una gran quantità di immobili costruiti in tempi rapidi e spesso senza rispettare i progetti originari. Negli anni ’80 e ’90, i condoni edilizi cercarono di porre rimedio a queste irregolarità, ma con il passare del tempo, le normative si sono fatte sempre più stringenti.

Il Decreto Salva Casa, quindi, non è un tentativo di tornare al passato, ma piuttosto una risposta alle attuali esigenze normative e alle aspettative di armonizzazione con le direttive europee. Il decreto mira a facilitare la regolarizzazione di piccoli abusi edilizi, come chiusure di porticati, aumenti di tolleranze volumetriche e cambi di destinazione d’uso senza nuove opere.

Il superbonus e i problemi del settore edile

Negli ultimi anni, il Superbonus 110% ha accelerato ulteriormente il processo di rinnovamento energetico in Italia, ma ha anche portato alla luce numerosi problemi legati agli abusi edilizi e alla regolarizzazione delle preesistenze. Molti cittadini, infatti, hanno dovuto scegliere se accettare i fondi per la riqualificazione energetica o affrontare i rischi legati all’emersione di irregolarità durante le ispezioni degli enti locali.

Il Decreto Salva Casa cerca di semplificare alcune di queste problematiche, introducendo procedure più snelle per la sanatoria di situazioni minori. Tuttavia, resta ancora da chiarire come il decreto interagirà con le normative regionali e come verranno gestiti i vincoli paesaggistici, idrogeologici e architettonici che continuano a rappresentare un ostacolo per molte proprietà italiane.

Il futuro: verso un nuovo “Testo Unico dell’Edilizia”

In definitiva, il Decreto Salva Casa rappresenta un passaggio transitorio che, probabilmente, condurrà alla riscrittura del Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001). Questo testo, nato all’inizio degli anni 2000, ha subito numerose modifiche nel corso degli anni e necessita di un profondo aggiornamento per poter affrontare le nuove sfide legate all’efficienza energetica, al risparmio di risorse e alle esigenze di un’edilizia sempre più sostenibile.

In attesa di una legge più organica e definitiva, il Decreto Salva Casa offre comunque uno strumento utile per correggere le piccole difformità e regolarizzare situazioni che altrimenti potrebbero creare complicazioni legali e burocratiche. Tuttavia, resta da vedere come il provvedimento sarà attuato nella pratica e quali saranno i futuri sviluppi normativi a livello nazionale ed europeo.

Il Decreto Salva Casa non è un condono, ma un tentativo di adattare l’edilizia italiana alle esigenze normative contemporanee. Anche se la legge cerca di sanare alcune difformità minori e di semplificare le procedure, il futuro del settore dipenderà in gran parte dalla capacità del governo di riscrivere il Testo Unico dell’Edilizia e di armonizzare le normative italiane con quelle europee.